venerdì 7 settembre 2012

MegaPuf - Puntata #6

C'è solo da rendere onore, a quegli eroi, che ancora oggi nel 2012 abitano, continuano ad abitare, mettono su famiglia e si alzano ogni giorno alle 5, alle 6 del mattino e dalle loro frazioni disastrate, a Gosaldo come a Sagron, anche d'inverno, con un metro di neve, partono e si fanno chilometri di strada per andare in fabbrica a lavorare, per dare da vivere ai propri figli e per far vivere i propri paesi.” L.L.

MegaPuf – Una serie di debiti


Puntata #6 (La quinta c'è ma mai è stata pubblicata) – Tra “saude” e poesia


Piccola premessa sulla quinta puntata: c'è ma non mai uscita. E' qui, sul mio computer ed è anche sul blog, nelle bozze, ma essendo un po' forzata (c'era da andare avanti) e forse anche esagerata, ho preferito non pubblicarla. La sesta puntata, che qui comincia, è invece uno “speciale” sulla cosiddetta Giornata del Creato, simpatica scampagnata sotto una pioggia torrenziale (che-però-in-quanto-creato-va-ringraziata-e-lodata) in cui amministratori e presidentelli vari hanno potuto ognuno dire la propria sulla sostenibilità ambientale e su quanto loro sono bravi nei loro reami comuni. Buona lettura.

Quando un convegno inizia con frasi come “Ringraziamo per questa giornata il Comune di blablabla, il Parco blablabla, l'Ente blablabla, l'Associazione blablabla... ma soprattutto ringraziamo il Signore, per tutto il creato”, oltre a provocare un immediato “ma vaffanculo!”, è inevitabile che tutto il resto perda di credibilità. Forse anche per questo, dopo questo fantastico inizio, i vari interventi dei vari sindaci, assessori e presidenti che lungo la giornata hanno voluto dire la loro, hanno sofferto quasi tutti della sindrome da “ma che cagate sto dicendo? Mi crederanno davvero?”. La risposta è no, non vi crediamo. O meglio, no, non vi credo perché so come stanno in realtà le cose, ma probabilmente, se fossi un giornaliscattolicoforestiero come gli altri presenti, dato che siete così bravi a scionàrla, vi crederei anch'io.

Ed ora inizio con le mie due letterine.

Cara Giada Leunzero,
cominci con le leggende del tuo amato Antico Do'. E' chiaro che poi si pensa che tutto quello che racconti sono leggende. Non possiamo certo crederti quando dici che l'acqua dell'Ultimario è la più pura, quando poi sappiamo bene che neanche due anni fa (era il finire del 2010), ad Entrobuco l'arsenico ci faceva diventare dopo una doccia come Green Lantern. E sempre ad Entrobuco le magnifiche scoàže tossiche dei lavandai finite nel torrente, così per caso. (Ah ma no, quelli erano amici del buon Vincenzo Vellai)
Non possiamo certo crederti quando ti vanti del teleriscaldamento, che a biomassa che ecologico che sostenibile che lo adoperano tutti che eccetera eccetera. Perché fu avviato prima del tempo, a gasolio? Perché l'utenza non è poi tutta quella che c'hai raccontato? Perché col bosco che ci invade case e tabià compriamo la biomassa da fuori? (E questo non è che sia proprio sostenibile).
Non possiamo neanche crederti quando ci dici di tutto quello che è stato fatto per portare queste macchine elettriche qua. Certo, ora che sono arrivate, ora che ci sono i risultati, è bello farsi belli, ma quando era ora qualcuno non ha esitato a mettersi contro. Insomma, non vantiamoci di meriti che non sono nostri. E infine, cara Giada, se potevamo anche esserci fatti abbindolare quando parlavi di ecologia e di sostenibilità, ora che tutti si stanno facendo la strada a piedi sotto la pioggia e tu sali in macchina, magari schizzandoci anche dalle pozzanghere e alla domanda “ma atu el permesso?” rispondi “el permesso? Eh mel farò da sola el permesso, os'ti!” no, non ti crediamo più.
E se prima dicevamo “vabbè”, poi iniziano anche a girarci le palle se ti fai padrone dappertutto, se ad ogni intervento degli altri, sindaci, assessori, ecc. devi sempre dire la tua e devi sempre aver fatto qualcosa anche tu. Non hai fatto un cazzo Giada, e i meriti sono di chi se li merita, che ogni tanto sei anche tu, ma non sempre, non dovunque.

Caro Mariano Leoni,
è incredibile come nella sala a tutti il tuo intervento sia sembrano qualcosa di normale e coerente. Anzi, è assurdo. L'unica spiegazione plausibile è che tutti avessero troppa fame per starti ad ascoltare. Ma io, nonostante fossi di una noia mortale, l'orecchio te l'ho posto, e mi sono fatto grasse risate, quando hai affermato con orgoglio da Duce che in casa tua, ovvero nel tuo comune (come fosse una proprietà), hai 2000 suddit... abitanti, 1700 abitazioni di cui almeno 500 di esclusiva proprietà dei turisti. Ti giuro caro Mariano, non so come hai fatto, ma quando l'hai detto sembrava quasi normale. Forse poi, la sindrome Giadaleunzerohofattotuttoio ti ha colpito, perché non contento dei vanti riguardo comuni fioriti, statue di shrek, supercondomini, ecc. anche tu hai finito col vantarti delle macchine elettriche e di tutto il resto in cui ai comuni resta ben poco merito in realtà. Davvero squallido infine, caro Mariano, il momento conclusivo del tuo discorso, in cui anche tu, conscio della presenza massiccia di media cattolici, invochi (o ringrazi, non ricordo) il Signore Santissimo. Davvero squallido.

Fine delle letterine.

Ora si mangia, e (giusto per restare in tema) che Dio benedica questo lauto pranzo! (Davvero egregio!). Per fortuna, quando si tratta di mangiare si va sempre d'accordo (tranne l'assessore al DCA, ma lasciamo perdere questo infelice capitolo).





 Il clou del grottesco arriva durante la sosta nell'abitato di Gran Mossi.

Dopo che assessori e cittadini del Comune offrono agli interessati, ma anche un po' addormentati ospiti uno scorcio del più problematico dei paesi del Circondario, ecco che intervengono altri sindaci, ossia i vicini (ma fuori Provincia) di Frabasso e Rivalfiume. Ovviamente mentre tutti raccontano quello che hanno da raccontare, l'onnipresente Giada Leunzero sente il dovere di esprimere i propri pareri e far sapere a tutti i propri meriti (che ne ha ovunque e comunque, bah!). Da una mezza frase poi, ecco che scatta la molla che contrappone i Comuni al Parco, il Parco ai ventini (abitanti del Ventino), i ventini al melmanesi (abitanti del Melmanese). Insomma, un gran casino che neanche Felix Lalù vs. Claudio Taverna (vedi qui). Da quello che sono riuscito a capire, secondo i comuni nel Parco non si può tagliare neanche un albero, secondo il Parco invece si può, ma i Comuni vorrebbero in pratica cementificare il Parco, fatto sta che quest'albero rischiava di fare davvero una MegaFasìna. Se non altro l'animata discussione ha risvegliato un po' i presenti, che si sono di lì a poco trasferiti nel Comune di Rivalfiume per altri sproloqui.

Durante il tragitto, ho avuto modo di chiacchierare con diverse persone, e con mia grande sorpresa, ho trovato di fronte a me la poesia pura di due persone che quando ti parlano veramente capisci che ti aprono il cuore. E che credono veramente e fermamente in quello che dicono e in quello che fanno. E che lo fanno senza secondi fini, ma perché veramente ci tengono. Sperando di non venir smentito in futuro, ovviamente, ma neanche qui farò nomi.

Qui mi è stato fatto notare quanto per me è palese quotidianità. Ossia la differenza di prospettive e di visione del futuro fatta trapelare nei loro interventi dagli amministratori dei comuni ventini e da quelli dei comuni melmanesi.
Oltre alla marea di cazzate sparate dai vari amministratori incontrati, che falsifica già di suo questa sensazione, la mia impressione è ormai da un po' di tempo la stessa: i melmanesi sono stati condannati dalla storia, noi invece siamo stati aiutati. Ora che le vacche sono smagrite per tutti, c'è un atteggiamento davvero troppo autocommiserante e che giustifica la sua situazione additandola ad ingiustizie esterne da parte dei melmanesi, che forse, basterebbe credessero un po' più in loro stessi e nelle proprie capacità, smettendola di lamentarsi e mettendosi in prima linea nel fare qualcosa per il proprio futuro.

Non mi soffermerò più di tanto sulle altre cazzate sentite in serata. Accenno solo per dovere di cronaca alla giornalista maleducata che montava i video disturbando tutti durante un momento di riflessione; all'altra giornalista ritardata che, prendendo per vero tutto ciò che i politici le avevano fino a quel momento raccontato, elogiava il sistema e blablabla, vantandosi infine del fatto di lavorare in un media di stampo cattolico (!); accenno anche ad un'altra giornalista, che pendeva dalle labbra del Mariano Leoni, affermando con convinzione di aver visto nei suoi occhi la speranza verso un futuro equo e sostenibile.

Chiudo, citando però dapprima un biondo ragazzo scout che ha zittito i presenti saccenti con una emozionante frase sul fascino della montagna che a trascriverla si farebbe un peccato. Giusto per far capire di cosa si sta parlando, il ragazzo menzionava a quanto sia difficile apprezzare la bellezza della montagna per chi non la vive. La bellezza della montagna al di fuori del relax, dell'alpinismo e dello sport, ma proprio dal rapporto che si crea tra la persona e la natura, quel (e qui lo aggiungo io) conoscere visivamente e tattilmente ogni sperone di roccia, dove finisce il prato e dove cominciano le mughe, dove ci sono i camosci e dove invece puoi incontrare i mufloni, dove quando in valle piove sai con discreta precisione fin dov'è arrivata la neve sulle montagne. Dove la montagna ti libera dal peso delle preoccupazioni, alleggerendoti col suo semplice esserci, ed essere sotto i tuoi piedi.

Continua, per intanto, una videochicca... 

 

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